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La Digitalizzazione dei contratti pubblici: principali novità in pochi minuti

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L'evoluzione tecnologica e normativa nel settore dei contratti pubblici ha dato vita a una trasformazione significativa attraverso la digitalizzazione. Il nostro articolo offre un rapido sguardo alle più recenti innovazioni. Scopri come queste novità promuovono l'efficienza, la trasparenza e la modernizzazione nel ciclo di vita dei contratti pubblici, anticipando un futuro di governance pubblica più agile e orientato al digitale.

29 gen 2024 reading time 05 min Condividi Facebook Linkedin Twitter
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Transizione digitale e nuovo codice appalti Quali sono le Novità

Transizione digitale e nuovo codice appalti Quali sono le Novità


Indice dei contenuti:

1-Introduzione:

2-Approvvigionamento digitale e-procurement

3-Fascicolo virtuale dell’operatore economico (FVOE)

4-BIM (Building Information Modeling)

5-Conclusioni




Introduzione alla transizione digitale dei contratti pubblici

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Con il nuovo codice appalti (dgls 36/23) assistiamo ad una vera e propria rivoluzione digitale all’interno dei contratti pubblici.

Il Nuovo codice appalti è orientato verso una semplificazione delle procedure, una maggiore trasparenza ed efficienza e in questo articolo esploreremo le principali novità al riguardo, analizzando nel dettaglio il ruolo chiave delle piattaforme di approvvigionamento digitale, l'obbligatorietà del FVOE, ovvero il fascicolo virtuale dell’operatore economico e l’introduzione del modello BIM obbligatorio a partire dal 1° Gennaio 2025. 




Contratti pubblici e digitalizzazione nel 2024


A seguito della pubblicazione del nuovo codice degli appalti pubblici (dgls 36/23) avvenuta a Marzo 2023, siamo giunti alla completa affermazione di quest’ultimo dal 1 gennaio 2024.

In questo contesto riteniamo opportuno trattare una delle novità più importanti introdotte dal nuovo dgls 36/23, ovvero la digitalizzazione dei contratti pubblici.

Il panorama degli appalti pubblici infatti si sta radicalmente trasformando attraverso l’integrazione di alcune componenti chiave. Queste innovazioni, introdotte dal nuovo codice, sono orientate a rivoluzionare la gestione e la partecipazione alle gare pubbliche in un contesto digitale sempre più sofisticato.

Andiamo a vedere nel dettaglio di cosa si tratta.


Digitalizzazione dei contratti pubblici

2-Approvvigionamento digitale e-procurement

Piattaforme a servizio della digitalizzazione

Approvvigionamento digitale e procurement

La trasformazione digitale nei contratti pubblici avviene in particolar modo all’interno dell’ecosistema nazionale di approvvigionamento digitale (e-procurement), un concetto ambizioso e centralizzato introdotto dal nuovo codice appalti. Questo sistema rappresenta una rete interconnessa di piattaforme e servizi digitali progettati per guidare e facilitare l’intero ciclo di vita dei contratti pubblici.

Vediamo nel dettaglio cosa riportano gli articoli interessati a questo argomento, all’interno del nuovo codice appalti:

Art. 21. (Ciclo di vita digitale dei contratti pubblici)

1. Il ciclo di vita digitale dei contratti pubblici, di norma, si articola in programmazione, progettazione, pubblicazione, affidamento ed esecuzione.

2. Le attività inerenti al ciclo di vita di cui al comma 1 sono gestite, nel rispetto delle disposizioni del codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, attraverso piattaforme e servizi digitali fra loro interoperabili, come indicati all’articolo 22.

3. I soggetti che intervengono nel ciclo di vita digitale dei contratti pubblici operano secondo le disposizioni della presente Parte e procedono all’atto dell’avvio della procedura secondo le disposizioni del codice di cui al decreto legislativo n. 82 del 2005 e dell’articolo 3 della legge 13 agosto 2010, n. 136.




Da questo articolo, possiamo dedurre come il contesto normativo fornito dal nuovo codice appalti, delinea chiaramente l’obiettivo di spingere il settore dei contratti pubblici verso l’era digitale.

Il sistema nazionale di approvvigionamento digitale si configura come il punto di integrazione e controllo dell’intero ecosistema. Le piattaforme di approvvigionamento digitale, lavorano sinergicamente per facilitare lo scambio di dati e informazioni in tempo reale. Questa interconnessione favorisce una gestione più fluida e una visione completa del ciclo di vita contrattuale, garantendo maggiore trasparenza ed efficienza.


Ma quali sono gli obiettivi delle piattaforme di approvvigionamento digitale?

Piattaforme di approvigionamento digitali a cosa servono

Le piattaforme di approvvigionamento digitale nell’ecosistema nazionale e-procurement, mirano innanzitutto a digitalizzare l’intera procedura dei contratti pubblici. Questo processo si basa sull’acquisizione di dati e sulla creazione di documenti nativi digitali, superando l’obsoleto utilizzo di moduli cartacei e cataloghi. L’obiettivo è non solo semplificare le operazioni ma anche migliorare l’interazione con le banche dati esistenti, arricchendo costantemente il sistema con nuovi dati generati dalle singole procedure.

Attività digitali attraverso le piattaforme

L’articolo 22 del Codice, nei suoi commi 1,2 fornisce una dettagliata panoramica delle attività che le piattaforme di approvvigionamento digitale devono gestire.

Vediamoli insieme:

Art. 22. (Ecosistema nazionale di approvvigionamento digitale (e-procurement))

1. L’ecosistema nazionale di approvvigionamento digitale (e-procurement) è costituito dalle piattaforme e dai servizi digitali infrastrutturali abilitanti la gestione del ciclo di vita dei contratti pubblici, di cui all’articolo 23 e dalle piattaforme di approvvigionamento digitale utilizzate dalle stazioni appaltanti di cui all’articolo 25.

2. Le piattaforme e i servizi digitali di cui al comma 1 consentono, in particolare:

a) la redazione o l’acquisizione degli atti in formato nativo digitale;
b) la pubblicazione e la trasmissione dei dati e documenti alla Banca dati nazionale dei contratti pubblici;
c) l’accesso elettronico alla documentazione di gara;
d) la presentazione del documento di gara unico europeo in formato digitale e l’interoperabilità con il fascicolo virtuale dell’operatore economico;
e) la presentazione delle offerte
f) l’apertura, la gestione e la conservazione del fascicolo di gara in modalità digitale;
g) il controllo tecnico, contabile e amministrativo dei contratti anche in fase di esecuzione e la gestione delle garanzie.

3. Le basi di dati di interesse nazionale alimentano l’ecosistema nazionale di approvvigionamento digitale, ai sensi dell’articolo 60 del codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82.

Ciò significa che il ruolo fondamentale delle piattaforme di approvvigionamento digitale sarà quello di includere la redazione o l’acquisizione degli atti in formato digitale, la pubblicazione e la trasmissione dei dati alla banca dati nazionale dei contratti pubblici (BDNCP), e garantire l’accesso elettronico alla documentazione di gara.

In sintesi, l’ecosistema nazionale di approvvigionamento digitale e-procurement, incarna la visione del nuovo codice appalti per un approccio contrattuale completamente digitalizzato, interoperabile ed efficiente.


Chi deve utilizzare le piattaforme di approvvigionamento digitale?

Così come descritto nell’art.25 del nuovo codice degli appalti, le stazioni appaltanti e gli enti concedenti sono tenuti ad utilizzare tali piattaforme, seguendo regole tecniche specifiche, senza alterare la parità di accesso degli operatori.

Le piattaforme di approvvigionamento digitale devono interagire con la banca dati nazionali dei contratti pubblici e la piattaforma digitale nazionale dati, garantendo una fluida integrazione con i servizi previsti dal codice dell’amministrazione digitale. Le stazioni appaltanti e gli enti concedenti privi di una propria piattaforma digitale possono beneficiare di quelle messe a disposizione da altre entità, centrali di committenza, o soggetti aggregatori, assicurandosi che un gestore del sistema ne garantisca il funzionamento e la sicurezza.


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L’introduzione del sistema delle piattaforme di approvvigionamento digitale, rappresenta un fondamentale passo verso la modernizzazione e l’efficienza nei processi di appalti pubblici.

Questo sistema di approvvigionamento digitale è solo una delle novità introdotte dal Nuovo codice appalti 2023. Per ciò che concerne la digitalizzazione dei contratti pubblici, ci sono altre innovazioni importanti delle quali è utile discutere. L’altra grande novità riguarda il FVOE, ovvero il fascicolo virtuale dell’operatore economico.

3-Il Fascicolo virtuale dell'operatore economico (FVOE)

Il fascicolo virtuale dell’operatore economico è un’altra grande novità introdotta dal nuovo codice degli appalti pubblici, surclassando il precedente AVCPass.

Analizziamo nel dettaglio ciascun aspetto di questa rivoluzione capace di semplificare e ottimizzare l’intero processo contrattuale.


Il fascicolo virtuale delloperatore economico

Cosa rappresenta il Fascicolo virtuale dell'operatore economico?

Il FVOE si configura come un elemento essenziale, raccogliendo in sè tutte le informazioni necessarie per la partecipazione degli operatori economici alle gare pubbliche. Questo supera il tradizionale AVCPass, introducendo un’automazione nella verifica continua dei requisiti, rendendosi cruciale come prerequisito per accedere alle gare.


Come funziona il FVOE?

Il funzionamento del FVOE è improntato alla semplicità e all’efficienza. Attraverso un’interfaccia web integrata con gli enti certificati, gli operatori economici possono agevolmente caricare i documenti richiesti. Le stazioni appaltanti, d’altro canto, possono eseguire una rapida verifica dell’idoneità dell’operatore economico per partecipare alle gare.

Le principali novità rispetto al precedente AVCpass sta nell’efficienza. Il FVOE infatti rappresenta un salto di qualità, introducendo miglioramenti sostanziali. Le verifica continua dei requisiti va oltre la fase di aggiudicazione, e l’elenco degli operatori economici già verificati semplifica notevolmente la partecipazione a più gare. Questo sistema innovativo mira a ridurre la duplicazione di certificazioni, ottimizzando l’efficienza complessiva del processo.


Quali sono le principali novità e funzionalità del FVOE

Novità e funzionalità del FVOE

-Automazione della verifica continua dei requisiti: il FVOE introduce un sistema automatizzato per la verifica continua dei requisiti degli operatori economici. Ciò garantisce che gli operatori mantengano costantemente i requisiti richiesti per partecipare alle gare pubbliche.

-Eliminazione della duplicazione di certificazioni: l’innovazione chiave del FVOE consiste nell’eliminare la duplicazione di certificazioni. Gli operatori economici già verificati sono inclusi nell’elenco, semplificando la partecipazione a diverse gare senza la necessità di ripetere la procedura di verifica.

-Interoperabilità: una delle caratteristiche principali del FVOE è la sua interoperabilità. Ciò permette alle stazioni appaltanti di utilizzare verifiche già effettuate da altre stazioni, riducendo così la burocrazia.

-Verifica dell’idoneità in tempo reale: grazie all’automazione e alla digitalizzazione, il FVOE consente alle stazioni appaltanti di verificare l’idoneità degli operatori economici in tempo reale. Ciò accelera il processo di valutazione e contribuisce a rendere le operazioni più efficienti.

-Regolamentazione tramite delibera ANAC 262: la delibera ANAC 262 fornisce una guida dettagliata sulla regolamentazione e l’implementazione del FVOE. Stabilisce chiare regole e procedure per garantire la conformità e la trasparenza nel processo di partecipazione alle gare pubbliche.

Queste funzionalità combinano efficacemente la modernizzazione e la semplificazione del panorama delle gare pubbliche e portano benefici agli operatori economici e alle stazioni appaltanti.


4- Il BIM: Building Information Modeling

BIM building information modeling

L’importanza del building information modeling (BIM) nei nuovi contratti pubblici

Un'altra importante novità riguarda la tecnologia BIM (Il building information modeling), che occupa un ruolo centrale nel contesto del nuovo codice appalti, come sancito dall’art. 43 del dgls 36/23, che dice quanto segue:

Art. 43. (Metodi e strumenti di gestione informativa digitale delle costruzioni)

1. A decorrere dal 1° gennaio 2025, le stazioni appaltanti e gli enti concedenti adottano metodi e strumenti di gestione informativa digitale delle costruzioni per la progettazione e la realizzazione di opere di nuova costruzione e per gli interventi su costruzioni esistenti per importo a base di gara superiore a 1 milione di euro. La disposizione di cui al primo periodo non si applica agli interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione, a meno che essi non riguardino opere precedentemente eseguite con l’uso dei suddetti metodi e strumenti di gestione informativa digitale.

2. Anche al di fuori dei casi di cui al comma 1 e in conformità con i principi di cui all’articolo 19, le stazioni appaltanti e gli enti concedenti possono adottare metodi e strumenti di gestione informativa digitale delle costruzioni, eventualmente prevedendo nella documentazione di gara un punteggio premiale relativo alle modalità d’uso di tali metodi e strumenti. Tale facoltà è subordinata all’adozione delle misure stabilite nell’allegato I.9, di cui al comma 4.

3. Gli strumenti indicati ai commi 1 e 2 utilizzano piattaforme interoperabili a mezzo di formati aperti non proprietari al fine di non limitare la concorrenza tra i fornitori di tecnologie e il coinvolgimento di specifiche progettualità tra i progettisti, nonché di consentire il trasferimento dei dati tra pubbliche amministrazioni e operatori economici partecipanti alla procedura aggiudicatari o incaricati dell’esecuzione del contratto.

4. Nell’allegato I.9 sono definiti:

a) le misure relative alla formazione del personale, agli strumenti e alla organizzazione necessaria;
b) i criteri per garantire uniformità di utilizzazione dei metodi e strumenti digitali per la gestione dell’informazione;
c) le misure necessarie per l’attuazione dei processi di gestione dell’informazione supportata dalla modellazione informativa, ivi compresa la previsione dell’interoperabilità dell’anagrafe patrimoniale di ciascuna stazione appaltante o ente concedente con l’archivio informatico nazionale delle opere pubbliche;
d) le modalità di scambio e interoperabilità dei dati e delle informazioni;
e) le specifiche tecniche nazionali ed internazionali applicabili;
f) il contenuto minimo del capitolato informativo per l’uso dei metodi e degli strumenti di gestione informativa digitale.



Questa sezione approfondisce l’importanza del BIM nei procedimenti pubblici, considerando gli aspetti chiave di questa novità.

Iniziamo con il dire che l’intento del nuovo codice appalti è quello di utilizzare appieno tutti i vantaggi offerti dalla metodologia BIM per la tutela dell’investimento pubblico e una maggiore efficienza.

Ma quali sono gli aspetti cruciali di questa importante novità e cosa riporta questo articolo nello specifico?

Vediamolo insieme:

-Obbligatorietà del BIM: dal 1° Gennaio 2025, il BIM diventerà obbligatorio per gli appalti oltre 1 milione di euro, escludendo solo la manutenzione ordinaria e straordinaria. Opere eseguite in precedenza seguiranno l’obbligo del BIM anche in fase di manutenzione.

-Interoperabilità: un aspetto sottolineato nell’articolo è l’interoperabilità. Le piattaforme BIM devono essere basate su formati aperti non proprietari, salvaguardando la concorrenza e favorendo lo scambio informativo tra la stazione appaltante e gli stekeholder.

-Razionalizzazione del progetto: l’uso progressivo del BIM è finalizzato a razionalizzare progettazione e verifica, garantendo vantaggi sul ciclo di vita dell’opera pubblica. L’articolo 41 del nuovo dgls 36/23, sottolinea il BIM come elemento chiave per la gestione informativa delle costruzioni.

-Ruoli BIM e adempimenti preliminari: la sezione sottolinea l’importanza di adempiere ai requisiti preliminari, quali la formazione del personale, l’acquisizione di hardware/software e la definizione di un atto organizzativo.

-AllegatoI.9: L’allegato I.9 fornisce dettagli specifici sulle modalità di adozione del BIM, includendo misure preliminari, criteri di uniformità, disposizioni sull’interoperabilità e modalità di gestione informativa. Il documento serve da guida per garantire una corretta applicazione del BIM nei procedimenti pubblici.

I vantaggi sull'implementazione del BIM nel Nuovo codice appalti

L’introduzione dell’obbligo del BIM, nell’ambito del nuovo codice appalti, attraverso l’art. 43 dello stesso, segna una svolta significativa nel settore delle costruzioni in Italia. Questa iniziativa, non solo riflette un adattamento ai progressi tecnologici, ma mira a rivoluzionare il modo in cui vengono progettate, realizzate e gestite le opere pubbliche. Il BIM non è solo un obbligo formale, ma una risorsa potente per razionalizzare i processi, migliorare la collaborazione tra gli attori del settore e ottimizzare l’efficienza nell’intero ciclo di vita delle costruzioni. La sua introduzione obbligatoria per gli appalti superiori a un milione di euro, indica una volontà concreta di abbracciare un approccio digitalizzato e innovativo, posizionando l’Italia al passo con le migliori pratiche internazionali.

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L’enfasi sull’interoperabilità e l’apertura dei formati nel contesto BIM apre le porte a una maggiore collaborazione e competizione, promuovendo un ambiente costruttivo più efficiente e trasparente.

Le stazioni appaltanti, sebbene vincolate da requisiti specifici, godono di una certa flessibilità nell’adozione del BIM, incentivando un approccio graduale e adattato alle specificità di ciascun progetto.

In conclusione, l’introduzione obbligatoria del BIM rappresenta un passo significativo verso una gestione più efficiente e informata delle opere pubbliche in Italia. Il suo successo dipenderà dalla collaborazione, dalla formazione e dalla volontà di abbracciare il cambiamento, aprendo la strada a un futuro costruttivo digitalizzato e sostenibile.


5- Conclusioni

In conclusione possiamo dire che, l'introduzione delle piattaforme di approvvigionamento digitale (e-procurement), del fascicolo virtuale dell’operatore economico (FVOE) e dell’obbligatorietà del BIM, rappresentano un passo significativo verso la digitalizzazione completa e l’efficienza nei processi amministrativi con i seguenti obiettivi specifici:

1- Attraverso l'interoperabilità delle piattaforme, di promuovere una gestione più intelligente e trasparente delle risorse pubbliche, con un’enfasi sulla collaborazione e sull'eliminazione di procedure amministrative ridondanti.

2-La delibera ANAC 262 fornisce una guida dettagliata, stabilendo chiare regole e procedure per garantire la conformità e la trasparenza nella piena implementazione del FVOE. Questo strumento normativo, in vigore dal 1° gennaio 2024, svolge un ruolo fondamentale nell’orientare gli attori coinvolti nel rispetto delle disposizioni normative e nella promozione di un approccio coerente.

3-L’integrazione dell’obbligo del BIM, nei contratti pubblici aggiunge un ulteriore strato di innovazione. L’adozione del bim, con il suo focus sulla gestione digitale delle informazioni relative alla progettazione, costruzione e gestione di opere pubbliche, evidenzia l’impegno verso una visione più avanzata e sostenibile nel settore.

In questo scenario di profonde trasformazioni digitali, il settore dei contratti pubblici si proietta verso un futuro moderno e collaborativo , abbracciando innovazioni che non solo migliorano l’efficienza operativa, ma anche promuovono la partecipazione degli operatori economici e la trasparenza delle transazioni pubbliche. La digitalizzazione non è solo un passo avanti, ma un fondamentale catalizzatore per la costruzione di una governance pubblica più agile, intelligente ed efficace.

Come vedi la transizione digitale è diventata oramai necessaria e per rimanere al passo con i tempi bisogna iniziare ad adottare nuove tecnologie in tutti i settori.

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Chiara Bussani

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